La mia candidatura è la conseguenza del lavoro che ho fatto per più di dieci anni: vorrei contribuire a costruire comunità solidale per evitare che odio e paure che sono la merce della destra sbarchino in forze anche a Bari. Come le fermiamo? Creando opportunità per le persone, costruendo una città che consenta di essere vissuta.

Da 14 anni mi occupo di disabilità e con questo lavoro ho ragionato su inclusione ed esclusione. Un esempio che riguarda l’inclusione. Diversi comuni italiani riprendono la sentenza del Tribunale di Firenze sull’anagrafe dei migranti. Dovrebbe anche Bari: le persone che vivono qui devono avere dei diritti come gli altri, sono cittadini come me o il sindaco. Sul tema dei migranti fare e dire in maniera chiara può essere una forza: le ambiguità non pagano e sono sbagliate.

Oppure, sulla criminalità organizzata: ci sono zone ostaggio dei gruppi criminali e questo è un fatto. Ma questa non è una battaglia che si vince con la militarizzazione, si vince con le opportunità e riqualificandole. La destra non ha una visione locale e quindi vende le parole d’ordine nazionali.

Noi dobbiamo dare risposte locali all’abbandono e all’esclusione che generano quella insicurezza che è il cibo di cui si nutre la destra.

Bari non è il migliore dei luoghi possibili, ma tiene e ha tenuto rispetto alle situazioni che crescono in altri centri urbani. Le città spesso vengono amministrate pensando al centro e le periferie sono dimenticate, sono come lo sgabuzzino di una casa che quando vengono gli ospiti nasconde il disordine.

Ci sono periferie baresi dove quando si va in centro si dice “vado a Bari”.

L’occasione creata dalla nascita dei municipi può essere un modo per accorciare le distanze. Bene, adesso però traduci queste aspirazioni in idee base, in cose anche piccole ma concrete su cui vorresti lavorare.

Ti faccio quattro esempi che credo servano a rendere chiara l’idea di una Bari aperta e accessibile a tutti. E che non sono maxi progetti, ma cose piccole e utili, dai costi piuttosto bassi.

Vorrei rendere accessibili nelle varie forme tutte le realtà che hanno a che fare con il pubblico. Una città più accessibile significa rampe che usano anche le persone anziane e le famiglie con figli piccoli e passeggini.  O il CAF con lo spazio per bambini. E poi un’idea per chi si occupa dei disabili: le pratiche amministrative di cui si devono occupare coloro che si prendono cura sono tante…ti consumano. Dovremmo creare uno sportello unico per svolgere tutte le funzioni legate alla disabilità: dal pass auto, alla normativa, ai bandi di formazione.

I ragazzi delle superiori devono poter fare brevi (un mese) esperienze di volontariato fuori città e il Comune potrebbe contribuire al viaggio, all’assicurazione, formazione prima dello scambio.

Riqualificazione di quei fazzoletti di terra abbandonati che diventano micro discariche e che possono diventare spazi sociali, dal campo di calcio, al dog park. Cose che costano poco, creano piccoli lavori. A Bari ce n’è una infinità. A Saragozza hanno fatto un’esperienza simile e ha funzionato bene.

Contrasto a sprechi alimentari: ridurre del 20% la TaRi per le attività commerciali che mettono a disposizione derrate alimentari. Chi dona avrà uno sconto.

Intervista di Marco Micicchè e Martino Mazzonis Antonio Spera, candidato di Bari Bene Comune, con coalizione a sostegno di Decaro (PD). Qui trovi tutte le info.