Federico Zappini

“Arrivati nel 2023 mi piacerebbe aver contribuito a tre grandi e necessarie trasformazioni: Trento città dei quartieri, Trento città carbon neutral, Trento città della creatività e delle culture.”

Federico Zappini è candidato al Consiglio Comunale di Trento, nella lista “Trento Futura”.

Federico è copromotore della lista civica in cui si candida. Da librario indipendente, attivista e operatore culturale, è portatore di una storia che rispecchia i valori di Ti Candido.

Chi è Federico

Ho 37 anni. Vivo a Trento da quasi venti. Faccio il libraio da due, ultima tappa di una vita fatta di tanti lavori, con la costante della curiosità rispetto a tutto ciò che mi circonda. Sono padre di due bimbe, di otto e cinque anni.

La mia formazione politica avviene nei movimenti e negli spazi sociali – esperienza per me unica e fondativa – e prosegue poi in quella che Ezio Manzini definisce “politica del quotidiano”. Dentro i processi di innovazione culturale e riqualificazione urbana, di gestione generativa dei conflitti e di ibridazione delle identità e delle culture.

Negli ultimi anni ho raccolto in un blog (pontidivista.wordpress.com) le mie riflessioni politiche e ho curato – insieme ad Alberto Winterle – il libro “La Trento che vorrei” (ed. Helvetia), raccolta di racconti/saggi sul futuro della città.

Sono alla mia prima campagna elettorale. Mi candido con Futura, solidarietà e partecipazione sostenendo la candidatura a sindaco di Franco Ianeselli.

Perché ti candidi? Quali sono i valori che vuoi portare dentro le istituzioni?

Perchè lo trovo naturalmente collegato e connesso a quello che ho fatto negli ultimi quindici anni. Da partecipante ai movimenti, da volontario, da progettista sociale, da formatore, da genitore, da libraio. Da cittadino. A essere sincero mi sento in ritardo di dieci anni, quando due consiliature fa nella città di Trento ci sarebbe stata la possibilità – con il senno di poi è facile dirlo – di anticipare alcune scelte e alcuni tentativi di cambiamento.

Movimentare le istituzioni e istituzionalizzare i movimenti. In questa zona di confine mi piacerebbe muovermi. 

Partendo dalla certezza che oggi giustizia sociale, transizione ecologica e democrazia partecipativa e dialogica sono i tre pilastri dai quali partire e su cui costruire l’azione amministrativa e politica della città.

Da eletto cosa farai? Immaginando che fosse il 2023, cosa avrai realizzato di innovativo?

Vorrei imparare per prima cosa. Come si sta in Consiglio. Come si lavora per far depositare idee e progetti, trasformandoli in impatto reale sul territorio. Come si interpreta il ruolo di ascolto e dialogo continuo con la comunità.

Poi, spostate le lancette avanti nel tempo e arrivati nel 2023 mi piacerebbe aver contribuito a tre grandi e necessarie trasformazioni e aver innescato un altrettanto importante movimento.

1) Trento città dei quartieri. Riforma delle circoscrizioni (competenze e funzionamento, per una città policentrica) per portare vicino a cittadini e cittadine servizi, opportunità, processi partecipativi. Contestualmente procedere all’individuazione e all’attivazione di figure professionali per l’animazione e lo sviluppo di comunità, alla costruzione di bandi territoriali per progetti culturali, sociali e imprenditoriali, al miglioramento delle formule per la cura dei beni comuni, alla re-istituzione del bilancio partecipativo

2) Trento città carbon neutral. In ogni programma politico si parla di sostenibilità. Serve però maggiore coraggio e radicalità, segnando un orizzonte temporale preciso (il 2035? il 2040?) entro il quale la città ambisca a diventare carbon neutral, indirizzando le proprie azioni specifiche su mobilità e approviggionamento energetico, politiche abitative e industriali, ciclo dei rifiuti, progettazione del verde pubblico e del suo ampliamento.

3) Trento città della creatività e delle culture. Stesura e implementazione del piano culturale urbano. Partendo dal progetto di maggior rilievo (la riqualificazione del complesso Ex Santa Chiara) va descritta una strategia – anche questa policentrica, diffusa e inclusiva – che si faccia carico degli spazi (esistenti o da recuperare), le energie (professionali o di altro tipo) e delle loro relazioni con i contesti cittadini. La creatività e l’incrocio tra culture deve essere leva per la coesione e l’inclusione sociale, lo sviluppo di imprenditoria innovativa e cooperativa, la riqualificazione urbana e dei tessuti comunitari.

Il movimento di cui parlo invece riguarda l’impegno di tenere aperto e alimentato uno spazio di dialogo e confronto politico che dalla città guardi a contesti geografici più ampi (così come TiCandido tenta meritoriamente di fare da due anni a questa parte) costruendo reti e collaborazioni di approfondimento e confronto, premessa a nuovi e migliori scenari politici.  

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